Palazzo Matteotti aperto al pubblico nel weekend
La Città Metropolitana di Napoli aderisce ad “Open House Napoli”, il festival diffuso di Architettura, giunto alla VI edizione, che si terrà quest’anno nel weekend dal 18 al 20 ottobre 2024. Un appuntamento ormai consolidato che nasce con l’obiettivo di far conoscere il grande patrimonio architettonico della città con oltre 150 location: palazzi storici, spazi istituzionali, case private, cantieri in corso, aperte alle visite dei tanti cittadini e visitatori grazie alla collaborazione di circa 400 volontari.
L’Ente di piazza Matteotti ha voluto aprire le sue porte nei giorni sabato 19 e domenica 20 ottobre con quattro turni di visita, alle ore 9.30, 10.30, alle ore 11.30 e alle 12.30 (ingresso gratuito senza prenotazione con obbligo di lasciare un documento d’identità) per offrire una visita accompagnata alle sale di rappresentanza e alla collezione dei dipinti esposti al primo piano, ideata dal personale dell’Ente, con un’introduzione alla storia architettonica della sede della ex Provincia di Napoli, progettato dagli architetti Marcello Canino e Ferdinando Chiaromonte nel 1934 e inaugurato nell’ottobre del 1936, partendo dall’osservazione del portale istoriato in bronzo con bassorilievi realizzati dallo scultore Carlo De Veroli in collaborazione con la prestigiosa Fonderia/Marmeria Chiurazzi, e del bassorilievo del Cavallo Rampante, simbolo della Provincia di Napoli, opera dello scultore Gaetano Chiaromonte. Inoltre, ai visitatori sarà sottoposto un breve questionario on line per testare la loro conoscenza sulle funzioni dell’Ente. Le risposte dei cittadini-visitatori, rielaborate statisticamente, potranno essere un utile feedback per orientare le azioni dell’Ente nell’ottica di una produzione sempre maggiore di valore pubblico.
Il Palazzo e la collezione d’arte
Il Palazzo della Provincia di Napoli, progettato dagli architetti Marcello Canino (1895-1970) e Ferdinando Chiaromonte (1902-1945) nel 1934 e inaugurato nell’ottobre del 1936, si trova nel cuore del Rione Carità. L’edificio è improntato ad un razionalismo monumentale e ha una planimetria insolita a forma di pentagono irregolare, con un cortile centrale. L’alzato di sviluppa in sei piani fuori terra e un piano interrato. Il palazzo, nella parta esterna è completamente rivestito in marmo e litoceramica Klinder, ed impreziosito dallo splendido portale istoriato in bronzo con bassorilievi raffiguranti scene della società fascista realizzato dallo scultore Carlo De Veroli (1890-1938) con la fusione della prestigiosa Fonderia/Marmeria Chiurazzi, e dal bassorilievo del Cavallo Rampante, simbolo della Provincia di Napoli, posto sulla cornice marcapiano, e opera dello scultore Gaetano Chiaromonte (1872-1962). Dal cortile, anch’esso rivestito in pietra lavorata, attraverso lo scalone monumentale in marmo porfirico, dove si conserva il gonfalone storico, si accede direttamente al Salone d’onore che conserva ancora gli arredi d’epoca come lo splendido lampadario in cristallo e gli scranni lignei intarsiati con lo stemma della Provincia di Napoli.
Le preziose foto d’epoca dell’archivio Parisio-Troncone
Nei corridoi del primo piano, destinati alle sale degli organi politici e istituzionali, possono ammirarsi le preziose foto d’epoca dell’archivio Parisio-Troncone in cui si documentano tutte le fasi della demolizione dell’antico Rione San Giuseppe e della costruzione del nuovo Rione Carità. Le sale degli uffici sono invece arredate con una parte delle opere della prestigiosa Collezione d’arte della Città Metropolitana di Napoli, formatasi a partire dal periodo postunitario, dipinti e sculture che solitamente non sono esposte al pubblico, e tra cui spicca il famoso Cavallo Sfrenato di Filippo Palizzi (1818-1899), custodito nella sala del Sindaco della Città Metropolitana di Napoli insieme a un raro documento di archivio: il “Ricordo del 2° Congresso Provinciale” del 1905 di Alfredo Girosi.
Nel percorso di visita, inoltre, sarà possibile ammirare altri dipinti come Anton Sminck van Pitloo “Paesaggio da Mergellina” (1827), G. Ponticelli “Il vero supplizio di Tantalo” (1871), Francesco Dell’Erba “Le beffe dell’ubbriaco” (1878), Giuseppe Sciuti “La pace domestica” (1870), Maria Spanò “Ricordo di Sorrento” (1872), Gustavo Mancinelli “Corradino e suo cugino Federico nel momento prima di essere condotti al patibolo” (1868) o sculture come quella sullo scalone monumentale di Alberto Ferrer “Caddi come corpo morto cade” del primo decennio del XX secolo in bronzo patinato o il gesso bronzato del 1940 di Luigi Martorelli “Divinità Fluviale”. Nel corridoio del primo piano una sequenza di 20 fotografie in bianco e nero dell’Archivio Parisio-Troncone che documentano la distruzione del rione Carità e la sua ricostruzione post-bellica.